Se avete notato, il simbolo nella sezione home, oltre a rappresentare i significati che ho dato alla parola meta (descritti in questo articolo), evoca un paesaggio in particolare, un’impressione, per dirla in linguaggio pittorico, rimasta nella mia immaginazione per anni anche solo a livello inconscio. Da dove deriva? Probabilmente da una settimana particolare, quella di cui vorrei parlarvi oggi. Partiamo quindi alla sua ricerca, fra le meraviglie del mio viaggio in Marocco!
La prima che incontriamo seguendo le tappe visitate nel lontano (almeno per me) 2016, sono i rilievi della catena montuosa dell’Atlante, caratterizzate da un colore rosa/rosso ricoperte talvolta da un sottile strato di vegetazione. Mi ritorna in mente la sensazione provata vedendoli di essere su un altro pianeta, Marte terraformato, forse.
Successivamente, ci siamo inoltrati nel deserto, alla ricerca delle oasi, dove nonostante tutto la flora cresce rigogliosa circondano gli insediamenti urbani costruiti apposta in tali luoghi.
La sera, tornando nel deserto vero e proprio, abbiamo sostato presso un accampamento per turisti, dove era possibile ammirare tutta la vastità delle dune che si perdevano all’orizzonte.
Lì ho provato l’esperienza di fare il giro del posto… su un cammello! Questo animale viene chiamato dai marocchini “la nave del deserto” proprio per essere utilizzato da secoli dagli abitanti per spostarsi nei luoghi aridi. Infatti, chi meglio di lui, che ha trovato nel deserto il suo habitat naturale, riesce a camminare per kilometri sulla sabbia senza bere per molto tempo?
In tutto ciò, il vero spettacolo doveva ancora arrivare, poco dopo esserci svegliati intorno alle 5 del mattino…
Eccola lì, trovata! Assieme al cielo stellato visto la notte prima, talmente privo di inquinamento luminoso da lasciar intravedere perfino la Via Lattea, questa è una delle immagini che non scorderò mai, bella come solo l’alba vista dal deserto può essere. Sto raccontando uno dei viaggi dove più ho avuto la percezione di quell’infinito nel finito (e nella natura) prettamente romantico di cui ho già parlato in altri articoli.
Spostandoci verso la costa sull’oceano, la prima città incontrata è stata Essaouira, molto ventilata a causa della brezza e attiva soprattutto nel settore della pesca e del turismo, riconoscibile anche per i suoi muri bianchi.
Ritornando nell’entroterra, siamo arrivati nella capitale, Marrakesh. Come dimenticarsi la cena in un ristorante affacciato sulla piazza principale, ricca di mercati, ovviamente a base di cous cous, uno dei piatti tipici del Marocco che personalmente trovo delizioso.
Non siamo tornati in Italia prima di aver visitato il fiore all’occhiello della città, la villa di Yves Saint Laurent, color blu intenso e circondata da un giardino enorme, dove si possono trovare piante provenienti da varie parti del mondo, nata dalla collaborazione fra l’artista omonimo ed il suo amico Pierre Bergé. Ricordo di aver avuto il desiderio di abitare in una casa simile, circondato da tutto quel verde e dalla pace che mi suscitava.
Per concludere, quello che ho appena raccontato manifesta appieno uno degli elementi fondamentali dei viaggi come li ho descritti nell’articolo sul Perù: le bellezze naturali e paesaggistiche trovate nelle nostre mete. Quindi, quando (spero) ritornerete del sito, immagino vi ricorderete del Marocco come ve l’ho presentato qui, o di altri posti in cui siete stati e delle loro meraviglie, e saprete perché ho deciso di imprimere un attimo fugace come quello del sole che sorge dalle dune in lontananza nel simbolo di Meta Me.
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