Quello che seguirà è il racconto di uno degli ultimi posti all’estero che ho avuto la fortuna di visitare prima delle restrizioni agli spostamenti dovuti alla pandemia. Lo ricordo anche come il viaggio che ha fatto da spartiacque fra due ere della mia vita, siamo infatti a metà del 2019, un periodo importante per me come avrete capito dalla biografia nella home e dagli altri articoli…
Ho sempre apprezzato le città moderne (Dubai, sto arrivando!), mentre i miei genitori i paesaggi naturali, e non c’è connubio migliore fra questi due interessi che una vacanza in Cina, vedrete.
la nostra prima tappa del tour è stata Pechino. Lì ci aspettava la nostra guida, Lilly, una ragazza sulla trentina che sembrava essere uscita da un manga: vestita sempre alla moda, pelle bianca porcellana e ombrellino di pizzo decorato (usato per proteggersi dal sole poiché in Cina avere la pelle abbronzata è considerato antiestetico). Il giorno dopo abbiamo visitato la capitale, in particolare due delle sue attrazioni principali: la Città Proibita e il Tempio del Cielo.
Ora, un po’ di storia per capire queste zone. Pechino nasce disegnata a tavolino nel XV secolo e viene abbellita di palazzi, templi, monasteri, giardini dal fascino fiabesco, risultando suddivisa in tre parti concentriche separate da alte mura: al centro, la Città Proibita, impenetrabile e misteriosa dimora del “Figlio del Cielo”, l’imperatore; attorno, la città tartara, sede della nobiltà imperiale; all’esterno, la città cinese, dove vivevano i cittadini e sorgeva il Tempio del Cielo, di forma circolare con il tetto blu, sede del culto verso l’imperatore.
Dopo l’avvento della Repubblica Popolare, Pechino ha subito un forte sconvolgimento urbanistico che l’ha trasformata in una capitale moderna ed elegante. I monumenti principali e la Città Proibita però sono sopravvissuti all’arrivo della modernità, conservando il loro fascino e testimoniando la grandezza di un’epoca.
La sera, dopo aver gustato a cena l’anatra laccata, piatto tipico della zona, ci siamo goduti uno spettacolo di circo acrobatico in un grande teatro, dove ai movimenti incredibili dei circensi si univano giochi di luci proiettati ovunque nella sala e musica orientale a volume sparato. L’ho trovato tanto emozionante che penso in quelle ore di aver provato una specie di estasi mistica, o forse solo uno forte stato di flow, quando sei tanto concentrato in qualcosa da dimenticarti di tutto il resto e viverti solo il piacere del momento (ne parlo anche brevemente nell’articolo sulla psicologia positiva della sezione Letture).
Allontanandosi dal centro di Pechino abbiamo successivamente intrapreso l’escursione della Grande Muraglia (quanti grandini per salire in cima!). Si tratta della più colossale impresa architettonica della storia, realizzata circa 2000 anni fa in tempi tutto sommato brevi, lunga ben 6500 km.
Spostandoci più verso il centro del grande territorio cinese, siamo arrivati a Xi’an, capitale dell’Impero per più di 1000 anni e centro propulsore dell’arte durante il periodo di maggior splendore delle dinastie Song e Tang. Qui sono conservate le spoglie mortali del primo imperatore della Cina unificata, il quale, modestissimo, fece costruire dinanzi alla sua tomba un intero esercito di soldati d’argilla in assetto da guerra, composto da 6000 guerrieri a terra o a cavallo a grandezza naturale, modellati ognuno con le proprie fattezze naturali.
A Guilin, invece, elementi naturali mozzafiato ci aspettavano: le schegge di giada, colline erose dal vento aventi le forme più fantastiche e inverosimili. Questo paesaggio favolistico unico al mondo ha ispirato artisti cinesi di ogni epoca, tanto che qui è custodito il segreto della pittura cinese.
I giorni seguenti, con grande gioia del sottoscritto, ci siamo fermati a visitare Shanghai, la città più moderna della Cina. E pensare che prima del 1840 non era altro che un piccolo borgo di pescatori; a seguito della Guerra dell’Oppio, però, è stata data in concessione ad Europei ed Americani, da allora la città è cresciuta esponenzialmente, spinta dagli Occidentali i quali hanno portato lì le loro abitudini e stili di vita. In breve divenne la “Parigi d’Oriente”, e ancora oggi vi si respira aria di “belle époque”, mentre notiamo i suoi grattacieli di vetro e ponti all’avanguardia che ci proiettano direttamente nel futuro.
Infine, arrivati a Suzhou, abbiamo ritrovato la tranquillità dopo la frenesia di Shangai grazie alla pace delle ‘ville giardino’, residenze di riposo immerse nella natura edificate dai Mandarini delle dinastie Ming e Qing. Piccoli specchi d’acqua, isolette che affiorano, padiglioni dai tetti magistralmente modellati, ponticelli, rocce dalla conformazione fantasiosa: in queste ville l’esperienza artistica cinese raggiunge il culmine e con essa anche il suo fine, la completa armonia fra l’uomo e la natura, un concetto intriso nella mentalità orientale, da cui sicuramente la nostra cultura ha solo che da imparare.
Ci terrei a terminare questo racconto del mio viaggio in Cina con un’immagine finale, per cui non ho ancora purtroppo una fotografia da mostrarvi, quindi ve la descriverò soltanto. Davanti a voi una città immensa, modernissima, ma no, non è la copia di Shangai, perché molti dei suoi edifici sembrano fondersi con la natura circostante, che cresce rigogliosa. Una specie di Green City.
La Cina presenta due caratteristiche tipiche rispettivamente dell’Occidente e dell’Oriente assieme: la modernità travolgente e la calma dell’ambiente incontaminato, ma non è ancora riuscita a fonderli fra loro. Il viaggio, a ripensarci adesso, mi ha lasciato questa idea di dualismo presente nei luoghi delle sue tappe. Perché devono rimanere poli opposti? Penso che prendere il meglio da ognuno sia la via non solo per continuare a poter vivere su questo pianeta in simbiosi con esso, ma anche per progredire senza staccarci dalle nostre radici, ovvero la Terra.
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