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Una lunga collaborazione Meta Me – sakurayazawa
Fra tutte le collaborazioni che ho intrapreso da quando sono a Torino, quella con sakurayazawa è stata forse una delle più proficue, e sicuramente la più lunga. A fine 2022 la conosco assieme al suo blog, incentrato sulla cultura orientale, proponendole di scambiarci ognuno un articolo da pubblicare sui nostri rispettivi siti. Così, poco dopo, lei riporta il racconto del mio viaggio in Cina che ho scritto; tra pagine dedicate anche a Corea e altri paesi dell’Est asiatico.
Da quel momento, toccava a me aspettare un suo articolo, dopo averne concordato il contenuto inerente allo sviluppo tecnologico del Giappone e la relativa cornice culturale. Una meta che non ho ancora provato il fascino di visitare, nonostante mi incuriosisca molto il suo folklore, oltre alla modernità.
Ed eccome se ho aspettato, più di un anno e mezzo! Cosa stava mai realizzando, una tesi di laurea a tempo perso? Ebbene, sì, poteva esserlo a tutti gli effetti. Quanto mi ha presentato, alla fine, conteneva una descrizione notevolmente completa dell’argomento, ricca di spunti interessanti riguardanti la cultura ipercontemporanea da me trattata. Tanto che le proposi di tenerlo per il suo sito, dove avrebbe fatto un bel figurone, e io di scriverne il commento/recensione qua.
Commento su premesse e conclusioni dell’articolo
L’articolo è introdotto da una premessa particolare, in grado di rispecchiare riflessioni già formulate nei miei scritti. Ritroviamo il contrasto tradizione-tecnologia, che avevo trovato difficile da conciliare in alcuni Paesi visitati, nonostante sia necessaria per la prosperità umana, secondo il solarpunk. Tuttavia, addentrandoci nel fitto testo di sakurayazawa, notiamo come il popolo giapponese sia stato capace di integrare le due componenti, almeno relativamente al progresso scientifico.
Come ci sono riusciti? La risposta si ritrova in alcuni retaggi filosofici della loro cultura, volta “al miglioramento della qualità di vita della società umana”, citando la conclusione. Un proposito a dir poco famigliare, parlando di Meta Me…
Ikigai, il diagramma del benessere
Il primo menzionato è il concetto di Ikigai, già incontrato quando sono partito alla scoperta di cosa costituisse il benessere. Si tratta di un diagramma rappresentante modalità differenti di pensare al proprio scopo di vita lavorativo, nel cui punto centrale si trova l’ambita risposta.
Un esempio personale risulta qua particolarmente calzante. A scuola prendevo voti alti nelle materie scientifiche perché le masticavo bene (skills, nell’immagine), e diventando ingegnere non avrei avuto da lamentarmi sullo stipendio (money). Scelte simili avrebbero quindi costituito la mia carriera ideale (profession, intersezione fra skills e money), ma non il mio ikigai. Durante la pandemia avrei capito l’importanza dell’amore per il proprio mestiere (love), e la necessità di rinnovarlo continuamente, percependone l’utilità nel migliorare il mondo (needs). Proprio il tenere in considerazione la seconda metà del diagramma mi ha portato a scegliere tutt’altro: la strada per diventare pedagogista.
La blogger ci spiega come ikigai derivi dall’unione fra iki (vita) e gai (ragione), quindi “ragione di vita”; e sia un’idea apparsa sull’isola giapponese di Okinawa.
Religioni giapponesi: il buddismo
A renderne possibile la nascita è stata la seconda religione prevalente nell’arcipelago nipponico: il buddhismo. Non a caso, visto il suo fine di eliminare le sofferenze con cui scegliamo di alimentare il dolore dell’esistenza, di per sé spesso inevitabile.
Io un tempo ero buddhista, seppur nella sua versione secolare, la quale ne abbraccia solo la filosofia a scapito della componente supernaturale. Oggi, nonostante sia in disaccordo su punti fondamentali della dottrina, condivido quello evidenziato da Lucrezia, che sostiene la fluidità del confine tra naturale e artificiale. L’uomo, gli esseri viventi, l’ambiente inanimato, fanno tutti parte della Natura del Buddha, annullando le nette demarcazioni con cui li si intende comunemente. Tale visione del mondo si può ritrovare nella filosofia post-umanista, di cui ho parlato qui, specialmente nei riguardi del falso binomio umano – non umano.
Sul buddhismo e i suoi meriti/demeriti scriverò sicuramente un articolo apposta, per ora mi limito soltanto ad abbozzare nozioni simili. Ma voi, cosa ci fate ancora qui? Andate subito a leggere Il Giappone e il suo sviluppo tecnologico e scientifico! Troverete molto altro su uno dei viaggi che non ho ancora potuto intraprendere; anche se, dopo la lettura, è come essere già in partenza!
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