L’articolo inizia nella parte 1.
Andiamo ora ad approfondire la parte più filosofica della pedagogia postumanista. Fondamentale è l’epistemologia materialista, la quale non riguarda solo il soggetto ma le interazioni fra ognuno degli enti situati nell’ambiente educativo. Il soggetto è mutante in quanto aperto e relazionale nei confronti delle alterità, lo dimostrano le modifiche del corpo subite dall’ambiente in cui si trova. Simbolica è l’immagine del cyborg, un nuovo modo di pensare la nostra identità caratterizzato da infinite possibilità di modellamento, ibridando organico e inorganico.
In tal modo l’umano, che rientra nella sfera “sociale”, è distinto dal “materiale”, ovvero il non-umano, ma le sue sfere si ibridano nella “materialità”. Il fatto che in Danimarca l’implementazione di tecnologie didattiche all’avanguardia sia stato in parte deludente, è dovuto proprio al fatto che si è continuato a valutare gli studenti con metodi non in grado di considerare la variazione dovuta alle tecnologie. Quindi si andava a valutare il sistema “studente-tecnologie”, appartenente alla materialità come fosse solo “studente”, sociale, separato da “tecnologie”, materiale. Nonostante questo, la mia visione dei Paesi nordici nordici non cambia… anzi, sapete come si dice, i difetti rendono anche gli eroi umani…
A differenza di alcuni modelli educativi precedenti, ad esempio rousseauiano e montessoriano, la pedagogia post-umanista non immagina un ritorno alla natura incontaminata, nè vuole ripararne la frattura con l’uomo civilizzato. Non esisterebbe infatti una netta separazione fra le due, e un’interazione uomo-mondo non tecnologicamente mediata risulterebbe deficitaria.
Da una prospettiva simile, la nozione di apprendimento in sè sarebbe da scartare a favore dell’uso di “educazione”. Derivando dalle dicotomie moderniste, “apprendimento” è difatti prettamente roconducibile alla mente umana e non all’ambiente in cui avviene. Inoltre essa è intrisa di significato antropocentrico, capitalista e individualista, in quanto l’apprendimento sarebbe la base per rispondere alle sfide della globalizzazione, mercificando la conoscenza.
Il professor Ferrante conclude l’opera muovendo una critica alla sua stessa posizione, appoggiando il principio metamoderno secondo cui la verità sia sempre provvisoria. Secondo lui un problema del post-umanismo è la mancante individuazione dell’oggetto della pedagogia, tale da differenziarla rispetto alle altre discipline. L’autore cerca quindi di colmare la lacuna rifacendosi al pensiero del pedagogista Riccardo Massa, vissuto durante la seconda metà del ‘900.
Inizia notando come la pedagogia sia ancora vista alla stregua di un contenitore vuoto in cui confluiscono spunti di altre discipline scientifiche, oppure come mera filosofia. Trovare l’oggetto della pedagogia è però necessario al fine di fornire una guida per l’educazione, visto che le altre discipline con i loro contributi non esauriscono questo tema. Le scienze umane solitamente riguardano l’apprendimento relativo alla personalità (psicologia), il processo di integrazione nella società (sociologia), l’inculturazione come acquisizione della cultura di appartenenza (antropologia), e l’interdipendenza fra esse.
Il ruolo della pedagogia secondo Massa è, invece, trovare il metodo con cui tali sfere si organizzano attivamente in un rapporto tanto stretto. Ecco l’oggetto della pedagogia in un primo momento della riflessione massiana. Al metodo poi egli aggiunge ogni elemento esterno al binomio educatore-educando che contribuisca all’educazione. Arriva così ad individuare definitivamente l’oggetto nel dispositivo educativo, inteso come totalità procedurale e organizzata. Il pensiero dello studioso vede quindi l’uomo non più come l’unico attore della scena educativa, similmente al post-umanismo.
Al di là della pedagogia, il pensiero postumanista si può ritrovare in molti argomenti già trattati nelle pagine di Meta Me. Lo stesso paradigma filosofico di inizio millennio, il metamodernismo, presenta un carattere etico di matrice ecologista e non antropocentrica. L’ideologia deep green del solarpunk, inoltre, è incentrata sull’impiego delle tecnologie per produrre in maniera sostenibile, muovendosi contro il capitalismo, il consumismo, e gli altri retaggi umanisti.
Vi ringrazio per essere arrivati fino alla fine nella lettura dell’articolo (almeno presumo se state leggendo queste righe). Spero sia risultato interessante e utile per delineare uno sviluppo nella pedagogia di cui credo noi educatori dovremmo essere portatori. Per concludere, vorrei condividere con voi una delle mie poesie, scritta proprio pensando al tema di cui ho scritto oggi:
Umanimale
l'intelletto saccente e
l'istinto ignaro di sapere
sono in te,
chimera,
mostro
che spaventa la morte,
estingue l'estinzione.
Il tuo verso
parla come
il linguaggio
della natura:
"L'umano è
una bestia
l'animale
una persona",
ruggendo, feroce,
l'anelare alla vita.
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