La scrittura per me: un racconto pedagogico

In un articolo precedente ho parlato di come io abbia passato mesi (tanti mesi) a cercare la mia passione artistica, per poi trovarla alla fine nel cinema… o forse è stato lui a trovare me. Infatti in “il cinema per me: nascita ed evoluzione” continuo scrivendo che le passioni non devono essere cercate partendo da zero, ma bisogna rifarsi a ciò che ti piace già e costruirle partendo da lì. Ora, dopo vari approfondimenti, posso dire che non sia proprio in questo modo la faccenda, o non solo così. Le cose sono più complesse.

Prima di tutto, una passione non è un’epifania sopraggiunta in qualche momento della tua vita dopo aver scoperto che qualcosa ti piace, ma è un processo, fatto di apprendimento, sperimentazione, e sbagli, anche (del tipo, “ok lo faccio”, e dopo due secondi “ok fa schifo”). Nel periodo in cui volevo scrivere, mi sono concentrato quasi solo sulla parte teorica, senza dare valore a quello che buttavo già su carta, considerandolo come qualcosa di errato, con lacune insormontabili.

Non c’è da stupirsi quindi se questo fosse diventato per me un fardello, qualcosa che sentivo di dover fare ma stavo male una volta che mi ci impegnavo. In più, dovevo diventare bravo in questo nel minor tempo possibile, andando contro un altro principio cardine utile per trovare le tue passioni: la pazienza.

Una questione importante su cui mi sono soffermato è il fatto che io non abbia mai letto tanti romanzi nella mia vita, a differenza della visione di film, e che questo pregiudichi il fatto che io possa trovare una passione nello scrivere. Perciò la domanda è: perché non ho mai letto libri di narrativa?

Adesso non mi viene difficile immaginare di prendere un libro di storie di fantascienza rispetto ad uno di psicologia, penso anzi che proverei lo stesso interesse, o magari leggerei tutti e due, certo, se avessi tempo… questo è il punto! Negli ultimi anni mi sono concentrato a farmi una cultura su altro, ricordo invece un periodo in cui leggevo dei distopici come 1984 di Orwell, e di gusto. Può darsi che debba solo dedicare un po’ di tempo anche a questo (le ultime parole famose).

C’è anche da dire che il cinema in realtà è un insieme di arti che cooperano nella creazione film, quindi se uno vuole, come me, farne uno seguendo tutti i passaggi, deve essere esperto in ognuno di essi (o almeno essere in grado di svolgerli) e, a maggior ragione se gli interessa più la parte dell’immaginazione della storia, scrivere la sceneggiatura. Una persona che sta guardando un film non è forse come se stesse ascoltando un libro, ovvero il “testo” del film?

In ultima analisi, probabilmente la prima volta che mi era saltato in testa di scrivere non avevo obiettivi definiti, ma era solo una prova. Ora invece gestisco questo blog con i miei cari 2,5 lettori se va bene (riconoscete la citazione, vi prego) e presto porterò avanti con dei miei amici un nuovo progetto in cui serviranno abilità di questo tipo. Allora forse vale la pena dare una seconda chance a questo interesse, sta volta più consapevolmente e con meno aspettative perfezioniste.

A mo’ di manifesto di questo nuovo spirito letterario personale, vorrei farvi leggere una micro – racconto pedagogico che ho scritto, uno stralcio quasi onirico di quello che potrebbe essere il mio futuro, spero vi piaccia e che la riflessione precedente vi abbia dato spunti utili per coltivare le vostre passioni!

Non è cambia molto, dopotutto

– “Sai, mi piacerebbe vivere in un posto diverso, anche se non so dove. Magari da qualche parte nel passato, o forse nel futuro…”

Le parole del ragazzino risuonarono nella mente di Loris, e lo toccarono nel profondo, tanto che poteva quasi sentirle nel corpo, ad ogni passo mentre camminava con lui lungo la via. Era sera ormai, le luci rossastre del sole proiettavano strane ombre per terra e lungo gli edifici, che sembravano quasi seguirli, mentre un’auto elettrica poco più avanti di loro procedeva silenziosamente lungo la strada vicina.

In un attimo, tutto sembrò svanire, mentre veniva rapito dai suoi pensieri; e si spostava da un’era all’altra della sua vita, guidato da quella frase, come se la ritrovasse in ognuna, nei momenti più belli, e in quelli che avrebbe voluto dimenticare di aver vissuto. Poi realizzò che ognuno di questi ricordi, così frammentati, poteva essere ricomposto in una sequenza coerente, portando direttamente al momento presente: perché avesse deciso di fare quel lavoro, perché in quel momento stesse parlando con lui…

quindi, tornò ad ascoltare il suo giovane interlocutore.

– “Com’era quando avevi la mia età? Andava meglio?”

– “Sicuramente era tutto meno tecnologico.” Rispose Loris, “ma anche la mia generazione aveva le sue “fissazioni”, come le abbiamo chiamate, come i social, o i videogiochi, quelli ancora senza realtà aumentata, o altro ancora”

Il viso di Thomas, così si chiamava l’undicenne che Loris seguiva in quanto educatore, si fece serio, con una punta di rassegnazione.

–” i miei compagni di classe non parlano di altro, pure mio fratello sta sempre attaccato a sto visore, e non mi dice più niente, certo, anche a me piace, ma vorrei riuscire ad avere anche altro da condividere con loro.”

Mentre discutevano così, erano arrivati davanti al palazzo dove abitava, e Thomas, fermatosi un attimo in silenzio nell’uscio, si voltò verso di Loris con aria abbattuta.

–”Adesso tornerò a casa, i miei genitori non ci saranno ancora, e Nick non mi saluterà neanche, preso dalle sue avventure nel metaverso, come faccio?”

– “Io incomincerei a parlare con lui di cosa sta facendo, e poi gli spiegherei i miei sentimenti al riguardo, facendogli presente che ci tieni al rapporto fra voi due, gentilmente, ricorda: assertività.” Rispose lui accennando un sorriso.

–”Assertività.” il ragazzo  sembrava convinto.

Loris lo salutò mettendogli una mano sulla spalla, lui ricambiò il sorriso. 

Il sole stava ormai tramontando, mentre egli si dirigeva verso un bar vicino, dove avrebbe incontrato degli amici. Intanto i suoi pensieri si moltiplicavano: Thomas, suo fratello, i visori, le parole appena dette…

–”No, in fondo non è cambiato più di tanto in questi anni, anche se ora molta più gente vorrebbe qualcosa di diverso, come Thomas… ed io “. Pensò fra sé e sé, mentre vedeva in lontananza il maxischermo del bar illuminarsi, e lui ci andava incontro, come una falena con una lampada accesa.

–”Qui ci vuole una trasformazione epocale, un mondo nuovo, dove noi due troveremo ciò che cerchiamo, per il bene di tutti” Era ormai davanti.

– “Nel mio piccolo devo essere il miglior esempio possibile per lui”. Stava cercando i suoi amici passando fra i tavoli all’interno.

-“E farò tutto il possibile perché sia così”.

Eccoli là!

Un disegno vettoriale realizzato da un mio amico per illustrare questa storia (C’è un po’ di di immagine in questo futurismo…)

Commenti

2 risposte a “La scrittura per me: un racconto pedagogico”

  1. […] La scrittura per me: rinascita? ho spiegato la difficile “storia” che ho avuto con la poesia come forma d’arte, […]

  2. […] di aver inteso male cosa voglia dire avere una passione di questo tipo ed in generale, come dico in “la scrittura per me”, non escluderei di poter riesumare questo interesse in futuro, anche se adesso preferisco più […]

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