Formiche (racconto)

Da grande amante della fantascienza, vi presento un breve racconto scritto dopo una conversazione con degli amici, a cui ho avuto modo di ripensare. Spero vi prenda… buona lettura!

Formiche

Si trovava probabilmente nel nucleo della sonda, un grande atrio circolare dai colori metallici, completamente vuoto. La porta, se così poteva essere chiamata la fessura rettangolare da cui era entrato, era sparita, quasi non ci fosse mai stata, lasciandolo solo tra quelle pareti misteriose, lontano dal mondo, da ogni cosa che conosceva. 

Continuava a guardarsi intorno, come se cercasse qualcosa che non c’era, forse la fonte di luce che sembrava illuminare ovunque lì dentro, o cosa potesse spiegare quel silenzio, il più profondo mai udito in vita sua. Alla fine, si fermò a guardare fisso il centro, o il punto che sembrava esserlo, della stanza.

– “Chi siete? Mostratevi!” Disse con voce chiara.

Ancora silenzio. Abbassò lo sguardo, chiedendosi che fare dopo quella domanda senza risposta.

– “Sono qua” Una voce proveniente dal centro aveva risposto.

Alzò velocemente gli occhi, trovandosi davanti, a pochi passi da lui, una figura dall’aspetto umano, anche se non avrebbe saputo individuarne il sesso, nè l’età. Ciò che poteva dire, invece, era che ogni sua caratteristica gli ricordava una persona differente a lui cara, fra chi c’era ancora, e chi non c’era più.

– “Cosa cerchi in questo luogo?” Gli chiese l’entità.

– “Risposte, quelle che nessuno al mondo sa dare.”

– “Fammi la tua domanda, allora.”

– “Ci avete protetto dall’invasione. Ogni traccia di extraterrestre è sparita quando siete arrivati. L’umanità è salva grazie a voi. Perché?”

– “Tu cosa diresti?”

Pensò qualche secondo, poi riprese a parlare:

– “Perché siete una civiltà molto più progredita dell’umanità, lo avete fatto per il nostro bene.”

Così disse, e così aveva sentito ripetere dai sopravvissuti, specialmente coloro che erano stati salvati dalle altre sonde atterrate ovunque sul pianeta.

Lo sguardo serio della figura sembrò cambiare appena, mentre un glitch quasi impercettibile le attraversava il viso. 

– “Corretto, ma non è la motivazione principale.” 

– “Come?”

– “Hai parlato di bene prima, il bene per noi è un concetto primitivo.” 

– “Potresti spiegarti meglio?”

Non comprendeva proprio, nessuno dopotutto ci sarebbe riuscito così facilmente.

– “Noi ci siamo evoluti milioni di anni prima degli umani, abbiamo attraversato un periodo di lotta contro l’estinzione a cui è seguito un rapido sviluppo tecnologico, la fase in cui siete voi…”

Pensò subito ai movimenti del 21° secolo che avevano cercato di salvare l’umanità dall’annientarsi da sola, portando a termine il loro intento pochi anni prima dell’invasione. 

– “…tempo dopo siamo arrivati ad un livello tale da riuscire a risolvere i dilemmi che ci portavamo dietro da migliaia di anni. Quelle che voi chiamate scienza, filosofia, fede, erano diventati problemi banali, compreso il concetto di bene. Altri orizzonti si erano aperti per noi. Non abbiamo dimenticato però le nostre origini, come voi avete ancora gli istinti degli animali privi di ragione da cui discendete. Ciò di cui tu parli è stato fatto solo in piccola parte per giovarvi, e soprattutto per motivi che nessuno umano riuscirebbe a comprendere.”

Un brivido gli attraversò il corpo, e solo in quel momento capì veramente con chi stesse parlando. Si sentì piccolo, come forse gli uomini non si erano mai sentiti nella loro storia.

– “Cosa avete capito? Di quali orizzonti parli? Abbiamo bisogno di queste risposte!

– “Le avrete, ma non adesso. Non potremmo mai rivelarvele, poiché non siete ancora abbastanza evoluti per riuscire a seguire i nostri ragionamenti. Allo stesso modo una delle vostre formiche non sarebbe in grado di capire l’uomo, e voi siete formiche per noi”

– “E avete evitato che finissero schiacciate da altri esseri più grandi.”

Concluse lui, a metà fra lo sbigottito e il rassegnato.

– “Esattamente, la specie con cui l’umanità si è scontrata è relativamente poco più avanti tecnologicamente, e alquanto bellicosa per lo stadio di progresso che sta attraversando, ma riusciremo a contenerla.”

Avrebbe voluto dire tante cose, fare altre domande, ma un dubbio era più prepotente degli altri nella sua mente.

– “Se siete così avanti come dici sareste potuti arrivare prima, miliardi di persone si sarebbero salvate!”

– “Veniamo da galassie talmente lontane che non avete neanche ancora osservato, e l’umanità è l’ennesima civiltà che salviamo. Siamo molto più progrediti di voi, ma non siamo dei.

Si comportava come se ce l’avesse con l’essere dinanzi a lui, anche se intuiva doveva trattarsi solo di una specie di ricostruzione di forma umana, ottenuta attraverso chissà quali sistemi, per riuscire ad interagire meglio con gli umani. La sua vera forma lo avrebbe spaventato, o magari non possedeva proprio un corpo…

– “Io ho perso tutto, la mia famiglia e molte persone che conoscevo sono morte, uccise dagli attacchi di quei… mostri.”

Il suo accenno di rabbia si era trasformato in un vuoto che inghiottiva tutto, compreso l’odio per le creature venute dallo spazio.

– “loro sono vivi.”

Dal vuoto emerse l’incredulità.

– “Li ho visti morire sotto i miei occhi, fra le macerie della nostra casa!”

– “Mentre venivi fin qua le nostre sonde hanno provveduto a riparare i danni causati dall’invasione.”

E l’incredulità divenne speranza, non appena ebbe realizzato cosa effettivamente volessero dire quelle parole.

– “No, non è possibile.”

– “Non per voi. Sembra tu non abbia altro da chiedere, puoi andare.”

La figura gli indicò dietro di lui, la porta si era riaperta.

Appena fuori, vide la grande sfera metallica da cui era uscito decollare e sparire nel cielo. Ma il vero stupore fu quando, volando fino in città con la sua vettura, la ritrovò perfettamente intatta, mentre altre sfere si stavano alzando dagli edifici appena ricostruiti. Aumentò la velocità, in direzione di casa sua. Pareva non le fosse mai successo niente, tanto che poté atterrare sul giardino sopraelevato che si trovava al secondo piano. Il cuore gli scoppiava nel petto. Ecco due persone venire incontro a lui, attirate dal rumore dell’auto: la sua famiglia, viva e vegeta! Corse verso di loro, e si buttò fra quelle braccia, delle quali non aveva mai pensato di risentire la presa. “Non è vero” continuava a ripetere, e piangeva, stringendo forte i frutti di tale miracolo a cui non riusciva a credere. Come poteva? “Dopotutto siamo solo formiche” pensò ad un tratto, “e le formiche non possono capire certe cose”.


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