L’argomento di cui mi premeva parlarvi, una volta introdotto il metamodernismo e le forme di spiritualità ad esso associate, è proprio quello delle dinamiche a spirale. Cosa sono? Come si può collegare questo concetto al pensiero di questi anni? In che modo la sua applicazione contribuisce al progresso? Oltre alle risposte cercherò di darvi anche qualche input di carattere personale, legato soprattutto a quello che penso sarà il mio lavoro futuro, per inquadrare meglio questo concetto nella nostra vita. Detto questo, iniziamo!
Le dinamiche a spirale, fondamentalmente, sono un modello evolutivo in grado di descrivere lo sviluppo umano, inteso sia come individui che come società. Fra gli studiosi che hanno dato il loro contributo per la formulazione della teoria vi sono lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi (sì, il fondatore della psicologia positiva dal cognome impronunciabile) e il biologo evoluzionista Richard Dawkins (celebre per la visione fortemente atea delle sue pubblicazioni). Esso è stato criticato in alcuni aspetti ed ulteriormente analizzata anche da alcuni filosofi metamodernisti, come il già citato da altre parti Hanzi Freinacht (quello che in realtà non esiste fisicamente, proprio lui).
La loro formulazione originale, che prevede 8 stadi di consapevolezza diversi più altri non ancora raggiunti dall’umanità, descrive come i sistemi di valori e le visioni del mondo emergono dall’interazione delle condizioni esitenziali e delle capacità della mente. Bisogna sottolineare, come solo chi ha raggiunto uno stadio elevato fra quelli individuati può fare, che nesssuno fra questi sia intrinsecamente migliore dell’altro, ognuno infatti appare in una persona o in gruppo portando con sè aspetti positivi e negativi.
È anche vero però che a lungo andare gli stadi superiori portano più bene di quelli inferiori, e quindi compito delle istituzioni è quello di promuovere il passaggio degli individui a livelli più alti. Ecco quindi una descrizione dei vari stadi delle dinamiche a spirale, individuati dai colori a loro associati nelle prime opere a riguardo:
1) Beige: il più basso livello di coscienza, finalizzato alla sopravvivenza. Si concentra sui necessari bisogni di sopravvivenza biologica. Le persone si organizzano in base al comportamento del gruppo. I membri più forti sono compassionevoli verso i più deboli, li proteggono e prendono le decisioni. In situazioni di stress estremo o in circostanze pericolose per la vita, le persone possono regredire a questo livello.
2) Viola: il livello della tribù: la stretta unità sociale in cui le persone si sentono sicure e per cui si sacrificheranno se necessario. Questa è la sicurezza che le persone cercano nella religione.
3) Rosso: Questo è il livello in cui la struttura gerarchica del potere è centrale. Le persone fanno parte di un sistema e sono dirette dal più alto detentore del potere, il quale orienta tutte le relazioni sociali e occasionalmente si verifica un nuovo ordine nella gerarchia.
4) Blu: il livello della società convenzionale, che stabilisce cosa è giusto e cosa è sbagliato. Le convenzioni e le tradizioni consolidate sono rispettate e le regole, le procedure e le strutture sono rigorosamente rispettate. A questo livello si presenta per la prima volta il concetto di ricompens: se fai del tuo meglio, verrai premiato.
5) Arancione: l’ideale della società capitalista individualista. La verità sta nel ragionamento logico e nella ricerca empirica. Le persone si percepiscono come individui e tutto ruota attorno al successo. Il potere è uguale al prestigio e alla posizione all’interno della struttura sociale.
6) Verde: il verde è il livello dell’umanità e della rete sociale, in cui l’uomo è interessato alla pace interiore e con gli altri. Le persone attribuiscono grande importanza al proprio ambiente sociale e poco al proprio status. Prendono decisioni come gruppo, ma ogni individuo deve essere in grado di svilupparsi pienamente.
7) Giallo: pensiero sistemico. Ci si rende rende conto che tutto è interconnesso. Tolleranza è la parola chiave in questo, perciò le persone lavorano insieme in un sistema in cui prendono le proprie decisioni. Ciò consente di lavorare in base a un progetto.
Ci sarebbe anche l’ottavo livello, il turchese, di carattere olistico e volto all’identificazione del singolo con il tutto, ma una delle critiche metamoderniste alle dinamiche a spirale è proprio negare l’esistenza di questo ultimo stadio. Il metamodernismo, oltre il quale non c’è ancora niente, si identifica infatti nel livello giallo, preceduto dal postmodernismo, ovvero il verde, e il modernismo, arancione. La maggior parte delle persone attualmente appartiene alle fasi centrali, soprattutto rosso e blu, mentre quelle al potere sono un po’ più avanti in questa scaletta.
Con questo modello in mente, posso dire che molte delle persone che mi hanno fatto crescere, soprattutto gli educatori che ho conosciuto, appartengano al livello verde. Fanno ragionamenti ancora postmodernisti, ostentano le libertà personali e le diversità nel nome della “tolleranza” e giudicano alcuni livelli precedenti e quello giallo come “pseudo-fascisti” o “razzisti” (urca!). Non c’è da stupirsi però: la fase gialla comprende solo l’1% della popolazione (5% di quella al potere) e il rapporto non sarà, penso, di molto maggiore per le figure educative. Me ne farò una ragione…
Uno degli obiettivi dell’educatore-giallo, come quello delle istituzioni è dello stato metamoderno, deve essere quindi aiutare le persone a raggiungere fasi di consapevolezza via via superiori, da beige fino a giallo, senza tentare di scavalcarle per raggiungere subito l’obiettivo finale, comportamento impossibile secondo la teoria stessa, ma avendo comunque ben in mente quale sia la meta. Non quindi solo rendere le persone sempre più libere di autodeterminarsi o propositi simili, come pensa l’educatore-verde.
E voi in che fase delle dinamiche a spirale siete? Cosa ne pensate di tutto ciò dopo aver letto fin qui?
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