In questi giorni ho per caso scoperto una novità tecnologica recentissima che mi ha lasciato stupito, per le sue potenzialità ed implicazioni, e quando vengo a conoscenza di qualcosa di nuovo puntualmente la mia testa comincia a farsi viaggi assurdi, soprattutto se su argomenti riguardanti il progresso, quindi, ecco questo articolo!
Sto parlando dell’AI art, una forma di produzione artistica risalente agli anni 60 ma sviluppatasi enormemente negli ultimi 10 anni e soprattutto dal 2020 in poi. Una delle sue applicazioni più grandi, ora come ora, permette di realizzare capolavori visivi (disegni, ad esempio) sfruttando l’intelligenza artificiale. Per creare le sue opere l’autore in tutto ciò deve… digitare una frase. Basta. L’IA ne analizzerà le parole chiave e in poco tempo darà il suo risultato.
Questo procedimento è il più comune e adottato dalle applicazioni di AI art correnti, anche se di solito permettono alcuni ulteriori passaggi per un’ulteriore personalizzazione, come scegliere lo stile o partire da un’immagine originaria. Sotto viene riportato un esempio realizzato da una di queste app per illustrare il mio racconto “Buon 2060”.
Sicuramente utilizzerò tale innovazione per avere immagini per alcuni prossimi articoli, visto che per realizzarne una io stesso dovrei imparare a disegnare e impiegarci varie ore di lavoro… e qui arriviamo al punto. La tecnologia, dell’invenzione della ruota passando per la rivoluzione industriale ad oggi, è servita per rendere più facile la vita dell’uomo (anche se negli ultimi anni la “burocrazia digitale”, fra miliardi di password e procedure, sembra muoversi in senso opposto), a volte sostituendolo completamente in compiti gravosi. Questo vale anche per la realizzazione di opere d’arte?
Fino a una settimana fa avrei detto “se ne riparlerà quando sarò vecchio”, ma a quanto pare la risposta è già affermativa nel presente. Inoltre, se nel 2022 è possibile per chiunque realizzare disegni sfruttando un algoritmo con ottimi risultati in tempo 0, chi ci dice che in futuro non si potrà fare la stessa cosa per realizzare film, o per creare opere tridimensionali (magari sfruttando la già attuale stampa in 3d), e via dicendo?
Il ruolo dell’artista diventerà quindi presumibilmente via via sempre più superfluo, rimpiazzato dalla tecnologia. Certo, fino a quando le macchine non diventeranno in larga scala tanto intelligenti da poter compiere tutto il lavoro autonomamente (esistono già robot che fanno arte da soli, vedi Ai-Da) servirà l’input degli esseri umani, ma il processo creativo restante sarà compiuto da loro.
Questo vale per tutto, però. Capite già dove vi voglio portare?
L’idea di base è quella che è stata definita, già da alcuni decenni, come transumanesimo: l’intenzione di utilizzare le scoperte tecnologiche non solo per migliorare l’ambiente in cui l’uomo vive, ma l’uomo stesso, aumentando le sue capacità fisiche e cognitive. Oggigiorno c’è chi sostiene che dal 2045 circa in poi, una volta raggiunta la singolarità tecnologica, si apriranno le porte dell’era transumanista, ovvero probabilmente ciò che verrà dopo la postmodernità e il metamodernismo.
Se quanto i fautori di questa teoria professano si realizzerà veramente, non ci sarà più bisogno di compiere molti gesti che segnano la nostra attuale vita quotidiana. Non vuoi studiare per un esame? magari in futuro basterà scaricare l’intero libro direttamente in un database collegato al cervello… che noia andare in palestra per migliorare il fisico? Una pillola e via (possibilmente non gli steroidi odierni)… perché devo buttare 8 ore al giorno della mia vita per dormire? Meglio ricaricare le sinapsi artificialmente grazie a quel chip neurale…
Oltre a questo lato più legato alla felicità e al piacere personale, il transumanesimo offre però ulteriori modi di “potenziarsi”. Pensate un attimo, quanto è difficile essere migliori? Dal tentare di essere più assertivi al praticare la mindfullness per rimanere consapevoli del momento presente, ognuno di noi fa giustamente qualcosa per crescere come persone, ma non sempre si riesce, o sbaglio?
Bene, anche qui la tecnologia può aiutarci a diventare virtuosi sia con noi stesso che con il mondo che ci circonda, un’idea che ho esplorato implicitamente nel racconto di cui ho parlato precedentemente. Pensate un giorno di risvegliarvi, dopo un’operazione che vi ha lasciato con un’impianto nel sistema nervoso, provando compassione per ogni essere vivente come un Buddha, o con la saggezza di un ottantenne a vent’anni, come reagireste?
Penso che, se adeguatamente regolamentate, tali ipotetiche innovazioni del transumanesimo possano aiutarci a diventare veramente una specie migliore (o almeno ad evitarne l’estinzione, che dovrebbe avvenire nel 50% circa dei casi entro il 2100, facendo una media fra le speculazioni degli esperti).
O ancora, più avanti nel tempo, potremo direttamente fonderci con le macchine che creano arte, in modo da sentire di averla fatta noi stessi, realizzando una sorta di internet fra menti e robot. Così potremo seguire noi stessi passaggio per passaggio la realizzazione di un dipinto, ad esempio, ottenendo tutti i benefici in termini di tempo e fatica che l’utilizzo della tecnologia comporta senza sentirci alienati dalla propria creazione. Saremo noi stessi, magari a kilometri di distanza, a dipingere, ma lo faremo come lo fanno le macchine e “essendo” la macchina (come fare i calcoli con la calcolatrice, solo che in questo caso sei la calcolatrice).
Questa è un’idea che ho letto su un saggio come soluzione al problema del lavoro per i transumanisti: lavorare costa tempo e fatica, ma ci aiuta anche a dare significato alla nostra vita, cosa dovrebbero fare le tecnologie del futuro con questa attività? Diventando tutt’uno con i robot potremo usarli come estensione del nostro braccio per dare una mano alla società in modo più efficiente e meno gravoso per noi.
Rimane però da spiegare cosa succederà all’artista una volta che ognuno potrà realizzare opere con un click. Credo lo stesso che accadrà a chi, effettivamente, piace andare in palestra o studiare. Semplicemente, continueranno a farlo anche se esiste una via più facile, come già oggi succede, ad esempio, per gli scalatori di montagne: potrebbero sempre prendere l’elicottero per salire di quota.
Se nel 2060 sarà comune far fare i film alle intelligenze artificiali, non vuol dire che io non potrò continuare a realizzare cortometraggi per mio piacere personale, e magari utilizzarlo come metodo di educazione artistica (nel caso in cui diventi educatore e regista per passione). È anche possibile che ci sia in futuro un interesse particolare per le opere realizzate direttamente dagli artisti, e più ammirazione per capolavori realizzati senza questi “piccoli” aiuti. Inoltre, ottenere risultati con lo stile particolare dell’artista e il messaggio preciso che vuole trasmettere usando le IA sarà ancora difficile per lungo tempo, almeno fino a quando non ci saranno macchine in grado di leggere letteralmente la mente
Ok, sono passato da una scoperta interessante al destino dell’umanità in poche righe, me ne rendo conto. Spero che tutti questi svarioni e salti temporali vi abbiano almeno intrattenuto, prendete tutto ciò che ho detto con le pinze, mi raccomando. Quando si parla del futuro molte volte si sbaglia, e anche tanto… comunque avrete capito che da buon metamodernista ho fiducia nel progresso umano e nella sua volontà di migliorare il mondo, e ognuno di noi deve cercare di fare il possibile per evitare che queste speranze del nostro tempo vadano in fumo.
Lascia un commento