“Il vantaggio della felicità” di Shawn Achor e la psicologia positiva

Il primo articolo di questa sezione riguardava l’ultimo libro che ho letto fino ad adesso, questo invece parlerà di uno dei primi in cui mi sono imbattuto guidato dalla curiosità di approfondire temi che al tempo stavano diventando sempre più importanti per la mia vita. Per arrivare a questo, lasciate che prima vi racconti più nel dettaglio le motivazioni dietro alla scelta di leggerlo. Se avete letto la mia breve biografia nella home, saprete che circa tre anni fa mi sono affidato al bisogno di conoscere persone affini a me… questo però, ripensandoci adesso, era parte di un’intenzione più grande, quella di migliorare la mia esistenza. Da questo anche il desiderio di capire di più di me stesso e degli altri, anche perché sentivo di essere partito svantaggiato. Perciò dovevo informarmi il più possibile, leggendo e facendo esperienza, per arrivare al pari delle altre persone, e magari anche qualcosa in più. Così incominciai a spizzicare qua e là fra blog di “guru” del benessere, opere di saggezza spirituale (soprattutto buddismo), arrivando infine a libri di psicologia positiva, di cui quello di Achor è un esempio fra i più noti. Da questo ramo nato recentemente della psicologia sarei arrivato, salendo dal particolare al generale, ad interessarmi prima a tutta quanta la psiche umana, poi a gran parte delle scienze umane, soprattutto quelle utili all’educazione e quindi alla comprensione e miglioramento dell’essere umano*. Qui però siamo già troppo avanti nel tempo, rimaniamo al periodo in cui ho letto questo libro, ovvero circa i mesi della quarantena. Abbiamo detto psicologia positiva. Che cos’è e perché ho voluto dapprima indagare questo ambito? Queste domande mi riportano alla mente un documentario della RAI visto successivamente aver letto il testo di cui si sta parlando. Trattava di psicoanalisi, e mi aveva colpito soprattutto all’inizio, quando si vedeva un professore intento a porre quesiti ad un altro studioso, in quella occasione nei panni, quasi teatralmente, di Sigmund Freud stesso. “Dottore, perché ha voluto fare ciò che ha fatto nella sua vita?” Chiedeva ad un certo punto l’intervistatore, “Per tentare di alleviare la sofferenza umana”, rispondeva così “Freud”. Tale dialogo impossibile, fra persone di due secoli diversi, mi ha affascinato anche perché delineava quello che è stato lo scopo principale della psicologia per decenni, almeno fino alla nascita della positiva. Possiamo immaginarlo così: il tentativo dell’uomo di uscire dal suo baratro di dolore per tornare in superficie e alla sua serenità, da -n a 0, per dirla matematicamente. Da lì lo sforzo per comprendere e cercare di guarire la malattia mentale, per esempio. La psicologia positiva fa un passo in più. Lo scalatore, usando la metafora di prima, dopo aver risalito faticosamente le ripide pareti della fessura nella terra in cui era confinato vuole spingersi ancora più in su, intraprendendo la sua ascesa sul monte del benessere. Da 0 a +n. La storia dello studio della psiche umana sotto questo aspetto è simile al viaggio di Dante, che prima arriva a conoscere tutti i gironi dell’inferno di ogni essere umano, con tutti i suoi tormenti, e poi può attraversare il purgatorio e il paradiso (scoprendo il positivo che ognuno può ottenere dalla vita) fino a vedere Dio, fonte di ogni beatitudine. In questo modo, a partire dalla fine degli anni 90, molta ricerca si è fatta su come l’uomo potesse elevarsi a questi livelli. Le teorie di Seligman sul modello PERMA (gli elementi che contribuiscono ad una buona vita), l’applicazione del concetto aristotelico di eudaimonia, l’enfasi sulla mindfullness e sul significato della propria vita, la rielaborazione della psicologia umanistica, lo studio delle virtù umane, sono solo alcune dei risultati ottenuti da questa novità nel campo. Ancora più recentemente alcuni scrittori hanno ordinato i risultati ottenuti in opere di divulgazione scientifica, fra cui abbiamo Il vantaggio della felicità.

Il libro si apre con l’intento di confutare un dogma quasi religioso della nostra società, sacro sicuramente al dio denaro, che per troppo tempo ha dominato la nostra vita e di chi ci ha preceduto: se lavori sodo, avrai successo, e una volta che avrai successo, sarai felice. Il che è vero… ma è al contrario: la felicità alimenta il successo, come ci dimostra la ricerca della psicologia positiva. Fatto ciò, prosegue parlandoci di 7 principi della stessa da incidere nella nostra vita quotidiana come fossero le tavole della legge:

  1. Il vantaggio della felicità. Poiché i cervelli positivi hanno un vantaggio biologico rispetto a quelli neutri o negativi, questo principio ci insegna come riqualificare i nostri cervelli per sfruttare la positività e migliorare la nostra produttività e prestazioni.
  2. Il fulcro e la leva. Il modo in cui viviamo il mondo e la nostra capacità di avere successo al suo interno cambia costantemente in base alla nostra mentalità. Questo principio ci insegna come possiamo regolare la nostra mentalità (il nostro fulcro) in un modo che ci dia il potere (la leva) per essere più realizzati e di successo.
  3. L’effetto Tetris. Quando il nostro cervello si blocca in uno schema che si concentra su stress, negatività e fallimento, ci prepariamo a fallire. Questo principio ci insegna come riqualificare il nostro cervello per individuare schemi di possibilità, in modo da poter vedere – e cogliere – le opportunità ovunque guardiamo.
  4. Cadere in alto. Nella mentalità di sconfitta, stress e crisi, il nostro cervello traccia percorsi diversi per aiutarci a farcela. Questo principio riguarda la ricerca del percorso mentale che non solo ci porta fuori dal fallimento o dalla sofferenza, ma ci insegna ad essere più felici e di successo grazie a ciò.
  5. Il Circolo Zorro. Quando le sfide incombono e veniamo sopraffatti, i nostri cervelli razionali possono essere dirottati dalle emozioni. Questo principio ci insegna come riprendere il controllo concentrandoci prima su obiettivi piccoli e gestibili, e poi ampliando gradualmente la nostra cerchia per raggiungerne di sempre più grandi.
  6. La regola dei 20 secondi. Sostenere un cambiamento duraturo spesso sembra impossibile perché la nostra forza di volontà è limitata. Quando la forza di volontà viene meno, ricadiamo sulle nostre vecchie abitudini e soccombiamo sul sentiero di minor resistenza. Questo principio mostra come, apportando piccoli aggiustamenti energetici, possiamo reindirizzare il percorso di minor resistenza e sostituire le cattive abitudini con quelle buone.
  7. Investimento sociale. In mezzo a sfide e stress, alcune persone scelgono di accucciarsi e ritirarsi in se stesse. Ma le persone di maggior successo investono nei loro amici, colleghi e familiari per spingersi avanti. Questo principio ci insegna come investire di più in uno dei maggiori predittori di successo ed eccellenza: la nostra rete di supporto sociale.

Vi consiglio di leggere questo libro non solo per apprendere le potenzialità di questo nuovo campo della psicologia, ma anche perché offre spunti utili per riuscire a migliorare davvero la nostra esistenza. Viviamo in un periodo storico in cui è possibile farlo concretamente grazie alle conoscenze acquisite nel corso del tempo, tanto vale allora impegnarci in questo, per il bene nostro e dell’umanità presente e futura.

*(qualcuno qua potrebbe accusarmi di aver fatto lo stesso ragionamento che Petrarca, nel suo libro Secretum, porta avanti immaginando di parlare con Sant’Agostino. Alle argomentazioni del santo, che lo accusa di aver amato una donna, Laura, al posto di Dio, egli obietta che questo lo abbia portato ad amare più il Signore per il fatto di averla creata. Agostino ribatte notando come lui, facendo così, avesse ribaltato l’ordine giusto: prima doveva amare Dio, e poi tutte le sue creature, compresa Laura. Il mio “Sant’Agostino delle scienze umane” potrebbe dirmi di aver apprezzato queste materie solo in funzione di quanto possono contribuire al benessere, lo scopo della psicologia positiva, e non in quanto tali. Così non è però, perché mi sono interessato anche ad argomenti di questo tipo che non trattano direttamente la fioritura umana. Quindi la mia passione per la psicologia positiva mi ha aiutato a scoprire che mi piace in generale ciò che parla di società, mente umana, apprendimento morale e non, ecc. Questo non solo perché esse hanno contribuito al miglioramento della condizione umana, ma anche di per sé, sennò per esempio avrei letto solo libri di autoaiuto (come quello descritto sopra), cosa che non ho fatto. Inoltre, da una prospettiva metamoderna, le scienze umane hanno tutte il fine, direttamente o indirettamente, di contribuire con le loro scoperte a quella Felicità con la lettera maiuscola di cui parla il libro Metamodernism: the Future of Theory. Si deduce che io sia partito da un interesse per lo scopo di tutte queste discipline, e da quella che ci si focalizza più direttamente, per poi ampliarlo anche a molte delle loro conoscenze in quanto tali).


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